18 Nov
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STUDIO LEGALE ARIELLO



La fattura come documento contabile che giustifica la richiesta di un pagamento. Modalità e tempi di contestazione. Cosa succede nel caso di mancato pagamento e di mancata contestazione di una fattura.
Hai ricevuto una fattura per l’acquisto di un divano. Come puoi contestarla se l’importo non è quello concordato? Cosa ti può succedere se non paghi la fattura relativa all’onorario del tuo commercialista? Esiste un termine per contestare una fattura? La fattura è un documento contabile rilasciato da chi vende un bene o effettua la prestazione di un servizio, che attesta che è intervenuta una transazione tra il venditore e l’acquirente e quindi, giustifica la richiesta di pagamento.
Normalmente, il soggetto che riceve la fattura ne conosce in anticipo l’importo. A volte però, può capitare che il venditore ne emette una di ammontare diverso da quello previsto, in genere superiore. Altre volte, per un errore o un’incomprensione può succedere di ricevere una fattura per un servizio mai ricevuto o eseguito in maniera non corretta. In tutti questi casi, quindi, è opportuno contestare la fattura al fine di evitare che il venditore possa rivolgersi al giudice ed ottenere così un provvedimento che obblighi il pagamento della somma riportata nel documento contabile.

Cosa succede se una fattura non viene pagata

Se una fattura non viene pagata entro un certo termine, colui che l’ha emessa può rivolgersi al giudice tramite un avvocato. Il magistrato emette così un provvedimento, più precisamente un decreto ingiuntivo, contenente l’ordine al debitore di saldare l’importo della fattura oltre alle spese legali. Una volta ricevuto tale atto, il debitore deve provvedere al pagamento nel termine di 40 giorni dalla notifica, cioè da quando l’ufficiale giudiziario gli ha materialmente consegnato il decreto ingiuntivo

In tal caso può decidere di:
pagare quanto richiesto con il decreto ingiuntivo e più precisamente la somma originaria portata dalla fattura maggiorata con le spese legali e gli interessi; non pagare e non presentare un’opposizione al decreto ingiuntivo. In questa ipotesi il creditore può proseguire nella procedura già intrapresa attraverso la notifica al debitore di un altro atto, quello di precetto, contenente un ultimo invito a saldare entro 10 giorni dalla notifica. Decorso inutilmente anche questo termine, il creditore può pignorare i beni mobili e/o immobili di proprietà del debitore, così da soddisfarsi con il ricavato; non pagare e proporre un’opposizione al decreto ingiuntivo, iniziando una causa civile in cui spetta al creditore dimostrare la validità della fattura e della sua richiesta di pagamento.

Qual è il termine per contestare una fattura

La legge non prevede un termine specifico entro il quale contestare una fattura anche se è meglio farlo al più presto. Tuttavia, il nostro legislatore ha stabilito dei tempi ben precisi entro i quali il creditore deve necessariamente richiedere il pagamento della somma a lui dovuta, decorsi i quali non potrà più farlo. Pertanto, se ad esempio la somma da richiedere si riferisce ad una prestazione professionale (si pensi all’onorario di un architetto, di un medico, ecc.), il termine è di 3 anni; se, invece, si tratta di fatture relative ad un contratto (vedi quelle per l’acquisto di mobile, di un cellulare, di un frigorifero, ecc.) oppure a una prestazione eseguita da soggetti che non sono professionisti, come l’estetista o il falegname, il termine è di 10 anni.Per le somme che vanno pagate periodicamente, cioè annualmente o per frazioni di anno più brevi (ad esempio una volta ogni mese, ogni trimestre o ogni semestre), il termine è di 5 anni (si pensi alle bollette del telefono o al canone di locazione). 

La lettera di contestazione di una fattura

Se il soggetto che riceve la fattura intende contestarla, deve farlo per iscritto, cioè deve scrivere una lettera nella quale mette in discussione l’importo del documento contabile o la stessa esistenza del credito.Detta missiva può avere la forma di una raccomandata a/r, oppure di un fax, o anche di una posta elettronica certificata (pec). In tal modo si avrà una prova certa della sua esistenza e della data di spedizione e di ricevimento.Il tono della lettera deve essere conciliativo e non minaccioso al fine di non indispettire colui che la riceve. Il fine ultimo della stessa, infatti, è quello ad esempio di segnalare un errore o di contestare un credito, chiedendo una spiegazione e comunque cercando un accordo.Esempio: Tizio riceve una fattura per l’acquisto di un lampadario, nella quale è stata calcolata l’Iva (Imposta sul valore aggiunto) in maniera sbagliata. Perciò invia una lettera in cui contesta la fattura, rilevando l’errore di calcolo e chiedendone l’emissione di una nuova.Altra ipotesi è quella di Caio il quale riceve la fattura di un architetto relativa all’onorario dovuto per la progettazione e direzione lavori della sua casa al mare. In realtà, il professionista ha solo predisposto il progetto della casa ma non ne ha seguito i lavori di ristrutturazione. Pertanto, Caio invia una lettera contestando l’importo della fattura perché riferito ad un’attività, la direzione lavori, mai svolta.  Da laleggepertutti.


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