Flessibilità in uscita già a 62 anni, opzione donna, ape social, addio quota 100, ecc: la nuova fotografia dei pensionamenti 2021-22.
Il cantiere della riforma Pensioni ha iniziato il suo percorso, che porterà al nuovo assetto previdenziale, non da subito, ma si pensa a partire dal 1° gennaio 2022, al termine della sperimentazione triennale dei pensionamenti anticipati stabiliti dal Governo Conte. I primi incontri Governo-sindacati si sono tenuti, ma altri devono ancora venire, come quello di venerdì 25 settembre, per mettere nero su bianco alcuni aspetti che caratterizzeranno le nuove modalità di pensionamento.
Ancora prima, nel corso del tour europeo di Giuseppe Conte, lo si era discutere con i maggiori esponenti dei Paesi UE sul tema del “Recovery Fund”, per poter finalmente accedere ed usufruire dei fondi della comunità europea. In queste sedi si è parlato molto anche in merito al tema Riforma pensioni 2021. Si tratta di uno degli argomenti centrali e determinanti non solo per il destino di milioni di cittadini italiani in età di pensionamento, ma anche per quelli degli altri Paesi europei.
In particolare, durante la discussione sul “Recovery Fund”, gli aspetti maggiormente criticati dagli Stati dell’Unione Europea nei confronti dell’Italia sono la cosiddetta Quota 100 per le pensioni e il Reddito di cittadinanza. Per quanto riguarda l’aspetto pensionistico è stato più volte sottolineato da parte degli Stati della Comunità europea, come il sistema previdenziale italiano sia in forte contrasto con Bruxelles, in quanto molto diverso rispetto alle raccomandazioni dell’Unione Europea sulle pensioni.
Questo perché in Italia l’età effettiva di pensionamento è molto più elevata rispetto agli altri Stati Europei. Infatti, in Italia l’età minima per andare in pensione è fissata a 67 anni, con la possibilità di usufruire di una pensione anticipata grazie a misure di flessibilità introdotte, come Quota 100 e Opzione donna.
È chiaro, quindi, che la riforma delle pensioni 2021 sarà fortemente influenzata dall’andamento della discussione sul “Recovery Fund” e sui risultati ottenuti in seguito alle trattative con i vari Stati membri dell’Unione europea.
Il cammino della riforma pensionistica correrà quindi lungo due linee direttrici:
Mentre il grosso della riforma prenderà piede nel 2022, si lavora ora a dei ritocchi previdenziali che possano alleggerire la vita e la possibilità di andare in pensione per una platea di cittadini e cittadine un po’ più allargata.
Quali potrebbero essere quindi le modalità di pensionamento in vista della riforma pensioni 2021 e 2022? Ecco la mappa delle novità in discussione.
Riforma pensioni 2021: le ultime novità
Sul tavolo di confronto Governo-sindacati confederali (Cgil, Cisl, Uil) ci sono i faldoni di Ape sociale, opzione donna, ampliamento Quota 41, contratti di espansione, pensioni integrative e doppia flessibilità in uscita, come riportato dal quotidiano economico Il Sole 24 ore.
Doppia nel senso che si consentirebbe l’uscita anticipata a 62 o 63 anni, con 36 o 37 anni di contributi, ma a due tranche: flessibilità secca ai lavoratori che svolgono lavori più gravosi o usuranti, mentre per gli altri la soglia minima di uscita (pur se flessibile rispetto agli attuali 67 anni) salirebbe a 64 anni d’età e almeno 37 o 38 anni di contribuzione e con penalità.
Tutto da ridiscutere ancora con i sindacati, che prima di tutto si concentrano sulla 1uota 41 per tutti, per far uscire tutti i lavoratori e le lavoratrici con 41 anni di anzianità contributiva da lavoro. Puntano quindi a un notevole allargamento della platea, oggi ristretta.
Il prossimo incontro allargato di discussione è previsto per venerdì 25 settembre. In questa occasione si dovrà mettere mano al più ampio cantiere di riforma 2022 del sistema previdenziale.
Per il mini-pacchetto pensionistico operativo già con la prossima legge di bilancio invece, sono previsti altri 4 mini-incontri a delegazioni ristrette tra sindacati e governo. La ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, si è resa disponibile a lavorare soprattutto su tre pacchetti: proroga e rafforzamento di ape sociale, prolungamento di opzione donna e quota 41 per i lavoratori precoci.
Da rivedere anche temi legati al reddito dei pensionati (quattordicesima, rivalutazione assegni, ecc.) e alla pensione complementare.
Vediamo in dettaglio le ultime novità sulla riforma.
Riforma pensioni 2021: più flessibilità in uscita
L’obiettivo della riforma pensioni 2021-22 è quello di garantire un’adeguata flessibilità di uscita dal mondo del lavoro, introducendo anche dei meccanismi di premialità per le donne. A far discutere, nell’ambito della trattativa tra governo e sindacati è il ricalcolo contributivo. Infatti, le parti sociali vorrebbero preservare la quota retributiva eventualmente maturata, per evitare penalizzazioni troppo pesanti che potrebbero arrivare perfino al 30%.
L’ultima novità trapelata dalla discussione tra ministero del lavoro e sigle confederali e reda nota da Il Sole 24 Ore è l’introduzione di una “doppia” flessibilità in uscita, che consentirebbe di uscire da lavoro in modo anticipato secondo queste regole:
pensione a 62-63 anni per alcune categorie di lavoratori con attività lavorative molto gravose o usuranti, che abbiano maturato almeno 36-37 anni di contributi, senza grandi penalità,
pensione a 64 anni per tutti gli altri lavoratori e lavoratrici con almeno 37-38 anni di contribuzione maturata. In questo caso ci sarebbero maggiori penalizzazioni sull’assegno, dovute al calcolo contributivo per ogni anno di anticipo sui 67 anni di età previsti.
Riforma pensioni 2021: il dopo quota 100
L’orizzonte più vicino è sicuramente la scadenza di Quota 100: una delle misure introdotte con la Legge di Bilancio 2019, in via sperimentale fino al 2021. In particolare, il D.L. n. 4/2020 aveva appunto disposto nuove disposizioni in materia di requisiti di accesso e di regime delle decorrenze della pensione anticipata, per determinate categorie di soggetti.
>> Pensioni Quota 100: come richiederla, passo per passo
Secondo quanto previsto dalla Legge di Bilancio, con la quota 100 era consentita l’uscita anticipata dal mondo del lavoro per tutti gli italiani con almeno:
38 anni di contributi;
un’età anagrafica di almeno 62 anni;
senza subire alcuna penalizzazione sull’assegno.
La quota 100, tuttavia, deve tenere conto della previsione di una finestra di uscita di:
3 mesi per il settore privato;
6 mesi per quello pubblico.
Tra le principali novità nell’ambito della riforma delle pensioni per l’anno 2021 è prevista la sostituzione di Quota 100 con la Quota 41 e la proroga dell’ Opzione donna.
Dunque, tra le ipotesi per il post Quota 100 proposte durante la discussione per la riforma pensioni, vi è quella di una pensione anticipata totalmente contributiva.
L’idea, quindi, come anticipato, potrebbe essere quella della sostituzione della quota 100 con l’introduzione della quota 41. Attraverso questa nuova formula, tutti i lavoratori italiani aventi almeno 41 anni di contributi potrebbero potenzialmente richiedere di andare in pensione, a prescindere dalla loro età anagrafica.
Sul tema, i sindacati puntano ad aprire quota 41 a tutti i lavoratori e le lavoratrici. Si andrebbe così in pensione una volta maturati i 41 anni di anzianità contributiva. Il Governo però punta solo a una estensione della platea che potrebbe beneficiarne.
Attualmente quota 41 consente l’uscita da lavoro con 41 anni di contributi solo ai lavoratori precoci che si trovino in queste condizioni:
invalidi al 74%
caregiver
disoccupati di lunga data
lavoratori gravosi e usuranti
Questi però devo anche aver maturato almeno 1 anno di contributi prima dei 19 anni di età. Da la legge per tutti.
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