04 Jun
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Dal decreto Cura Italia al decreto Rilancio, passando per circolari e altri provvedimenti, il bonus per i lavoratori autonomi, le partite Iva, i commercianti, gli artigiani e i coltivatori diretti cambia. Sia per il mese di maggio che per quelli precedenti di marzo e aprile. Andiamo a vedere chi può accedere a questo bonus.

Prima il decreto Cura Italia. Poi il decreto Rilancio. E in più tante circolari, provvedimenti interministeriali, messaggi e chi più ne più ne metta. La giungla dei bonus pensati per il Covid-19 per autonomi e partite Iva si fa sempre più intricata e districarsi tra tutti i requisiti e le novità è compito per nulla semplice. È il Sole 24 Ore a provare a far chiarezza mettendo insieme tutto ciò che c’è da sapere sugli aiuti per i lavoratori autonomi e le partite Iva introdotti dai decreti Cura Italia e Rilancio. Le novità riguardano non solo i bonus per il mese di maggio, ma anche quello precedente di marzo e aprile.

I bonus per autonomi e partite Iva a marzo e aprile
Per i lavoratori autonomi che hanno una partita Iva attiva al 23 febbraio e che sono iscritti alla gestione separata il bonus è di 600 euro a marzo e di altri 600 euro ad aprile. L’Inps ha precisato che dal momento dell’apertura della partita Iva ci sono 30 giorni per iscriversi alla gestione separata. Quindi è sufficiente che al 23 febbraio sia stata registrata la partita Iva all’Agenzia delle Entrate. Il bonus può essere ricevuto anche se è stata completata l’iscrizione alla gestione separata quando non è ancora stata indicata la partita Iva, magari perché si è componenti di uno studio associato. In questi casi basta indicarne gli estremi. Per commercianti, artigiani, coltivatori diretti e non pensionati i 600 euro di marzo e aprile vengono erogati se è stata effettuata l’iscrizione alle relative gestioni previdenziali Inps.

Come cambia il bonus a maggio: chi può chiederlo

Per i professionisti iscritti alla gestione separata e non pensionati, a maggio è possibile richiedere il bonus se si ha una partita Iva attiva al 19 maggio e non solo al 23 febbraio. Può fare richiesta chi ha subito, nel secondo bimestre del 2020, una riduzione almeno del 33% del reddito rispetto al secondo bimestre dello scorso anno. La perdita deve essere documentata secondo il principio di cassa, ovvero come differenza tra ricavi/compensi percepiti e le spese sostenute nell’esercizio delle attività. Bisogna, in questo caso, presentare un’autocertificazione all’Inps, che poi effettua una verifica con l’Agenzia delle Entrate, prima di erogare i mille euro (cifra più alta rispetto a marzo e aprile, quando il bonus era indipendente dal calo di fatturato).

I nuovi requisiti per commercianti e artigiani
Commercianti, artigiani e coltivatori diretti possono presentare domanda per accedere al contributo a fondo perduto con nuovi requisiti: la partita Iva deve essere attiva al momento della presentazione della domanda e i ricavi o i compensi dell’ultimo periodo di imposta non devono essere superiore ai 5 milioni di euro. Si deve poi avere un calo di fatturato: ad aprile la diminuzione deve essere inferiore ai due terzi rispetto ad aprile 2019. La riduzione del fatturato non è requisito necessario se l’attività è stata avviata dopo il gennaio del 2019 o se si ha il domicilio fiscale in un comune colpito da calamità con conseguente dichiarazione dello stato d’emergenza. L’importo che verrà erogato è variabile: è del 20% dei ricavi persi (con confronto aprile 2020 su aprile 2019) per chi non supera i 400mila euro di fatturato nel 2019. Del 15% se la cifra va da 400mila euro a un milione di euro e del 10% tra un milione e cinque milioni di euro. da fanpage.


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