Nelle ultime ore hanno iniziato a circolare i dettagli della bozza del decreto aprile che ormai però è slittato a maggio, non essendo stando ancora approvato.
Dopo il decreto Cura Italia, il Governo sta mettendo a punto e definendo nuove misure di sostegno economico a famiglie, lavoratori e imprese.
Tra le novità in arrivo ci sono anche quelle relative alla cassa integrazione che non solo viene confermata, ma è anche estesa nella sua durata.
Stando a quanto contenuto nella bozza infatti “i datori di lavoro che nell’anno 2020 sospendono o riducono l’attività lavorativa per eventi riconducibili all’emergenza epidemiologica da Covid-19, possono presentare domanda di concessione del trattamento ordinario di integrazione salariale o di accesso all’assegno ordinario con causale ‘emergenza Covid-19’ per una durata massima di 18 settimane, per periodi decorrenti dal 23 febbraio 2020 al 31 ottobre 2020”.
Le due principali novità relative alla cassa integrazione riguardano quindi il raddoppio della durata, visto che nel decreto Cura Italia era prevista per un massimo di 9 settimane, mentre ora si sale a 18 settimane.
Inoltre, nel provvedimento approvato a marzo dal Governo si poteva richiedere la cassa integrazione entro il termine ultimo del 31 luglio, mentre ora la scadenza slitta al 31 ottobre 2020.
Da segnalare che chi si trova in cassa integrazione a zero ore, così come quanti ricevono il reddito di emergenza e quello di cittadinanza, potranno essere impiegati nel settore agricolo per 30 giorni, con l’opzione di rinnovo per altri 30, con un compenso massimo fissato a 2mila euro, senza che ciò comporti la perdita del sussidio.
Prevista anche l’estensione dello stop ai licenziamenti per altri 3 mesi e in aggiunta a ciò potranno essere reintegrati dalle aziende i dipendenti licenziati dal 23 febbraio al 17 marzo, con la richiesta per loro della cassa integrazione in deroga.
Come si apprende dalla bozza del decreto, anche quest’ultima è confermata ed estesa fino a tutto ottobre, sempre con causale Covid-19.
E proprio per la cassa integrazione in deroga si registrano i maggiori problemi relativi al pagamento, visto che la procedura mostra una lentezza allarmante.
Se per la cassa integrazione ordinaria poco meno della metà dei beneficiari attende ancora di vedere i soldi sul conto corrente, alla data del 30 aprile, in base ai dettagli forniti dall’Inps, solo 38.221 lavoratori in cassa integrazione in deroga hanno ricevuto il pagamento.
Questo a fronte di una platea di circa 3 milioni di impiegati nelle piccole imprese che non sono ammesse alla cassa integrazione ordinaria.
Gran parte della responsabilità di questo ritardo è da ascrivere alle Regioni che hanno inviato con lentezza le domande all’Inps, basti pensare che l’ultima in ordine di arrivo è stata la Sardegna con il primo invio del flusso avvenuto solo il 23 aprile.
In attesa che si completi la procedura di pagamento per quanti attendono ancora l’accredito sul conto corrente, nel decreto in arrivo dal Governo dovrebbero essere inserite delle misure finalizzate ad accorciare i tempi di lavorazione delle pratiche.
In primis l’azienda dovrà presentare la domanda all’Inps entro il mese in cui si è fermata l’attività lavorativa e non più entro quattro mesi come previsto a marzo dal decreto Cura Italia.trendonline.it
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