17 Apr
17Apr

Vittima di phishing e con il conto svuotato, ma non per colpa sua. Le Poste Italiane sarebbero infatti responsabili per il trafugamento di somme dalla carta Postapay del poveretto che, in tribunale, ha visto riconosciute le sue ragioni. Una sentenza destinata a fare giurisprudenza, quella della seconda sezione civile del Tribunale di Lecce che ha condannato Poste Italiane a risarcire integralmente un consumatore vittima di phishing.


Si parla di phishing quando il titolare di un conto corrente riceve una e-mail con cui gli viene chiesta la password della sua carta bancomat ed egli la fornisce credendo che la richiesta provenga dalla sua banca, password che poi, invece, finisce nelle mani di ignoti malfattori che, operando on line, una volta procuratasi la chiave del conto bancario fornita dall’ignaro titolare, lo ripuliscono del denaro depositato. Un fenomeno ben noto, con numeri importanti e modus operandi sempre più sofisticati. Tantissimi i tentativi di frode. Diverse le vittime. C’era già stato un primo grado dinanzi al Giudice di Pace, che aveva dato torto al titolare della postapay.

Eppure, di fronte al giudizio sfavorevole, il titolare della carta, originario di Torre Santa Susanna ma residente all’epoca dei fatti a Lecce, non si è dato per vinto e, spalleggiato dai suoi avvocati, ha proposto appello al Tribunale, che, accogliendo le argomentazioni sviluppate dai difensori, ha dichiarato Poste Italiane responsabile di inadempimento all’obbligo di garantire la sicurezza delle operazioni on-line. Poste Italiane è stata così condannata a rifondere il titolare della carta Postepay di tutte le somme che gli erano state trafugate mediante phishing, oltre interessi e spese legali di entrambi i gradi del giudizio.

Per il giudice, secondo sentenza, la possibilità di sottrazione fraudolenta dei codici identificativi del correntista rientra nel rischio d’impresa dell’istituto di credito, che dovrebbe fronteggiarla mediante l’adozione di adeguate misure di sicurezza chiamate a verificare, prima di dare corso all’operazione, se essa sia effettivamente attribuibile al cliente.
“E’ una vittoria per tutte le migliaia di persone che vengono truffate ogni anno via internet” ha dichiarato il presidente del Codacons, avv. Marco Maria Donzelli. “Ora un giudice ha sentenziato che l’onere della prova è a carico del proprietario del sito, banche o Poste Italiane che siano. Solo loro che devono provare la negligenza del consumatore nella custodia dei propri dati personali. Non basta supporla. I rischi per la violazione di un sito, insomma, sono a carico di chi lo ha fatto e ha scelto il sistema di sicurezza. Se un malfattore entra fraudolentemente nel conto corrente online di un consumatore, quindi, quest’ultimo deve essere risarcito da chi gestisce il sito se non viene dimostrato il suo utilizzo negligente” ha concluso Donzelli.


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