Qual è la differenza tra denuncia e querela? Cosa sono i reati procedibili d’ufficio? Quando c’è l’obbligo di denunciare un reato?
Hanno commesso un furto proprio davanti ai miei occhi: devo correre alla polizia a denunciare il reato? Sicuramente ti sarai posto questa domanda diverse volte, magari in occasioni meno eclatanti di un furto in piena regola. Colto dal dubbio, ammetterai che più volte hai preferito guardare dall’altra parte piuttosto che assumerti la responsabilità di denunciare un crimine o di essere chiamato come testimone nel processo che ne sarebbe derivato. Eppure, in Italia non esiste un preciso obbligo di denuncia, nemmeno se sei la persona offesa. Mi spiego: se subisci un furto, una lesioni o qualche altro danno, non sei costretto ad andare dai carabinieri a denunciare il fatto. Certo, la tua condotta farà sì che il criminale resti impunito e sia libero di continuare a delinquere a proprio piacimento. Un vecchio adagio dice: se una persona inciampa, la colpa non è della pietra che ha provocato la caduta, ma di chi è passato prima e, pur essendo inciampato anch’egli, non l’ha tolta. Al di là di scontati moralismi, se ti sei mai chiesto o ti stai chiedendo se sei obbligato a denunciare un reato, questo articolo potrebbe spiegarti molte cose: innanzitutto cos’è una denuncia, qual è la differenza con la querela, cosa significa procedibilità d’ufficio di un reato; infine, risponderemo anche al quesito del titolo: “sono obbligato a denunciare un reato?”.
La denuncia è quell’atto, scritto od orale, con cui una persona porta a conoscenza dell’autorità competente (pubblico ministero o ufficiale di polizia giudiziaria) un fatto che presenta i tratti del reato. Anche quando meramente orale, la denuncia va sempre raccolta in un verbale che deve poi essere sottoscritto dal denunciante. La denuncia, quindi, consente alle forze dell’ordine di venire a conoscenza di crimini di cui era all’oscuro.
La denuncia può essere presentata in forma orale o scritta. Nel primo caso l’ufficiale di polizia giudiziaria (carabinieri, polizia, guardia di finanza) redige verbale che andrà poi firmato dal denunciante, mentre nel secondo l’atto dovrà essere sottoscritto dal denunciante o da un suo procuratore legale [1]. Per la denuncia da parte dei privati non è previsto un contenuto formale tipico e il denunciante può limitarsi alla semplice esposizione del fatto: si potrà dire, ad esempio, che al rientro da lavoro è stata trovata la porta scassinata e alcuni oggetti mancanti in casa; oppure, che il cellulare che si custodiva nella tasca della giacca è stato sottratto alla fermata di un autobus. È sempre consigliabile, comunque, essere il più precisi possibili: è importante descrivere dettagliatamente l’episodio, in modo da poter aiutare le forze dell’ordine nel compiere il loro lavoro. Quando la denuncia è facoltativa non è previsto alcun termine per la sua presentazione. La persona che presenta una denuncia ha diritto di ottenere attestazione della ricezione.
La querela è molto simile alla denuncia; anzi, per certi versi è del tutto identica, salvo il fatto che essa deve essere sporta direttamente dalla vittima del reato entro determinati limiti di tempo, e deve contenere l’esplicita manifestazione di volontà in ordine alla punizione del responsabile del crimine. Secondo il codice di procedura penale [2], la querela è una condizione di procedibilità con la quale si manifesta la volontà di procedere in ordine ad un fatto che costituisce reato. In termini più semplici, la querela è la volontà, manifestata per iscritto o verbalmente da chi è vittima del reato, di perseguire l’autore del fatto delittuoso. Senza questo consenso la legge non può punire l’autore del reato.
Chi riceve la querela provvede all’attestazione della data e del luogo della presentazione, all’identificazione della persona che la propone e alla trasmissione degli atti all’ufficio del pubblico ministero. Anche chi presenta la querela ha diritto di ottenerne l’attestazione di ricezione . A differenza della denuncia, la querela deve manifestare inequivocabilmente la volontà che si proceda in ordine a un fatto previsto dalla legge come reato. Il diritto di querela, inoltre, deve essere esercitato, a pena di decadenza, entro tre mesi dal giorno della notizia del fatto che costituisce reato. Il termine è di sei mesi soltanto per alcuni particolari delitti (ad esempio, violenza sessuale e stalking).
Se dal punto di vista pratico o materiale denuncia e querela si assomigliano, dal punto di vista processuale corre una bella differenza tra questi due atti: a volte, infatti, i reati possono essere perseguiti (cioè, sanzionati dall’autorità) solamente quando la vittima lo chieda esplicitamente attraverso la querela. Si dice, infatti, che la querela è condizione di procedibilità. Cosa significa? Vuol dire che in assenza di essa gli autori di alcuni reati non possono essere puniti; la querela è come un consenso, un’autorizzazione data alla polizia giudiziaria perché possa attivarsi e cominciare le indagini. Una specie di nullaosta, insomma.
Perché questa differenza? Perché alcuni reati sono procedibili d’ufficio, cioè senza bisogno della volontà della persona offesa, mentre altri sono procedibili solamente a querela? Perché questi ultimi sono normalmente ritenuti meno gravi dei primi e, pertanto, per risparmiare “energie” (cioè, risorse economiche), la giustizia ritiene che la loro punibilità sia rimessa alla volontà della vittima.
Fatte queste doverose precisazioni, vediamo se sei obbligato a denunciare un reato. La risposta è tendenzialmente negativa: in presenza di un fatto che presenta i connotati del reato, il normale cittadino non è tenuto a sporgere denuncia. Allo stesso modo, la vittima di un reato non è obbligata a querelare l’autore del crimine. Quindi, se assisti ad un furto oppure ad altri reati, perfino ad un omicidio, non sei obbligato a fare denuncia. Questa regola, però, patisce delle eccezioni.
Ci sono dei casi in cui la legge obbliga a denunciare un reato. Schematicamente, le ipotesi sono le seguenti:
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